La casa dal pergolato di glicine

nuvole e dune“Sono una nube.
Una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi non si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine
la mia fame e la mia sete.
Ma la mia sventura è che la nube, mia realtà,
anela di udire qualcun altro che le dica:
Non sei sola a questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu”

da L’anelito di una nube di Kahlil Gibran

 

La casa dal pergolato di glicine copertina

“Mi piacerebbe camminare sulla battigia ma non so se mi sarà permesso ancora. Forse potrei addirittura rivederlo nella cresta bianca di un’onda marina con la stessa intensità con cui i suoi lineamenti sono scolpiti nelle mie notti buie e nei miei giorni di nebbia”

è Marina che vive ancora, come in un eterno presente, l’amore effimero di un’estate unica, una passione nata sulla sabbia davanti al mare e spezzata sulla sabbia delle dune di un deserto in guerra.

“Il glicine ha continuato a fiorire. Ha resistito alle intemperie e alle tante stagioni di due generazioni ed è ancora qui a confortarmi con la sua presenza esuberante che mi riporta alla gioia dolente di un tempo che non c’è più, che non potrà più ritornare. Ne percepisco l’odore intenso con una pienezza che mi dà quasi alla testa e con delicatezza ne accarezzo i petali setosi come una volta ho accarezzato il viso ruvido dell’uomo che mi ha stregata per sempre…”

Quel tempo che non c’è più e non potrà tornare, in realtà è l’unico vero tempo del cuore e della mente di una donna fiorita come il glicine sulla tettoia di una casa per le vacanze, sbocciata in un lampo di consapevolezza, nell’abbraccio di un amore fatto di aria e di spuma di mare. Nella confusione della memoria sfilacciata dall’Alzheimer resistono intatti i ricordi della crisi, l’estate dello sconvolgimento, la maternità invano sognata prima e finalmente arrivata nella maniera più imprevedibile, senza la gioia di condividere l’attesa con il padre della nuova vita portata in grembo a dispetto di ogni ragionevolezza. E delle convenienze, in un momento storico che non prevedeva il divorzio (la storia d’amore nasce e muore nell’estate del 1970).

“Aveva perso la possibilità di danzare sotto la pioggia, ma non quella di cercare di scorgere un pezzo di arcobaleno tra le nuvole”


La notizia della morte dell’amante, il giornalista che l’aveva resa donna (da ragazza viziata che giocava a fare la signora com’era prima di incontrarlo), ferito in un agguato alla periferia di Khartoum, giunge a Marina mentre si è rifugiata dai genitori, scappando dal marito incapace di farla felice (e infedele per primo). Futura mamma e di nuovo figlia, nella quiete di un’antica cittadina umbra. Con due gemelli in pancia, pezzetti di arcobaleno, ponti di futuro per l’amore appena assaggiato in riva al mare.


Commossa dalle tante sorprese che Lucia ha disseminato nel suo primo romanzo (non solo la scelta dei nomi dei gemellini: Viola, come la mia bimba, e Lorenzo, come il bimbo che persi anni fa e come avrei chiamato la nuova creatura se fosse stata un maschietto), non credo di poter dare un parere imparziale sull’opera di un’autrice anche amica. Ma posso confermare quel che scrivevo a proposito del suo narrare dopo la lettura dei racconti raccolti in “Succo di melagrana”. Lo stile è rimasto delicato e gentile, la cura dei particolari rende estremamente raffinato il suo linguaggio con sentore d’altri tempi. In compenso, la nuova dimensione narrativa, il romanzo finalmente, dopo tanti racconti cesellati di fino, consente un più largo respiro, concede il tempo di affezionarsi ai personaggi e appassionarsi alla storia. Anche in condizioni precarie, con il libro da mettere  in salvo sempre più in alto al crescere della piccola monella che vuole imitarmi in tutto (pur non leggendo ancora, ovviamente, la neanche duenne adora sfogliare le pagine di carta e non i volumetti cartonati pensati per la sua età), le tegole che il destino ci manda sulla testa a raffica (come i doni belli e le tempeste colorate di vita, del resto, decisamente non è un momento piatto per me, se mai c’è stata calma piatta nella mia vita)

4 novembre pergolato e bromelia

 

e un grosso lutto che per un po’ mi ha tolto il fiato…

 

Pergolato e segnalibro specialeLa mia Bromelia ha smesso di fiorire il giorno in cui è morta Gabriella.
Il pergolato mi ha confortata nelle serate di lenta ripresa.
La nuvola ringrazia

dedica di Lucia

4 pensieri su “La casa dal pergolato di glicine

Lascia un commento